sabato 27 luglio 2013

Interventi in aula di alcuni Senatori contro la tassa sulle sigarette elettroniche


SCIASCIA, relatore. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi e svolgero` due brevi e sintetiche considerazioni.
La prima osservazione e` che si e` piu` volte segnalato che l’applicazione dell’imposta di consumo del 58,5 per cento sulle cosiddette sigarette elettroniche potrebbe tra l’altro comportare il problema di incentivare il ritorno all’utilizzo della sigaretta normale. Questo, a mio avviso, e secondo quanto segnalato dalla relazione della Commissione sanita`, potrebbe comportare un non indifferente problema per il sistema sanitario e per la disincentivazione del tabagismo, con eventuali possibili costi di
tutto rispetto.


 MALAN (PdL). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il provvedimento al nostro esame contiene misure importanti, e particolarmente importante è un elemento richiesto dal Popolo della Libertà, ma certamente condiviso, qual è il rinvio, anzi l'annullamento dell'aumento dell'IVA: un aumento che probabilmente non avrebbe portato maggiore gettito perché avrebbe causato una diminuzione dei nostri consumi, per cui avrebbe semplicemente contribuito a deprimerli, con tutto quello che ne consegue anche a livello di mero gettito per lo Stato, senza creare beneficio. Pertanto, meritoriamente, l'IVA non aumenterà.
Il provvedimento contiene anche norme per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile.
Vorrei soffermarmi su un punto specifico del decreto-legge ricordando un episodio della scorsa legislatura: il Governo Monti pensò di ricavare del denaro, necessario a migliorare i saldi del nostro bilancio, aumentando a dismisura le imposte sulle imbarcazioni da diporto, prevedendo un introito per lo Stato, a seguito di questa imposizione, di 150 milioni di euro; naturalmente tutto ciò doveva andare a bilanciare delle spese e così via. La realtà è che, anziché incassare 150 milioni, se ne incassarono 13; il danno però fu molto superiore a quei 137 milioni di euro mancanti. Non erano previsioni sbagliate nel senso che si era valutata male la platea, perché la platea era quella: se il numero delle imbarcazioni da diporto fosse rimasto quello iniziale, l'incasso sarebbe stato di 150 milioni. Il fatto che da 150 milioni si sia scesi a 13 milioni vuol dire che oltre il 90 per cento delle imbarcazioni da diporto sono state o rottamate o spostate all'estero; pertanto, anziché creare un beneficio di 13 milioni per lo Stato (non è quello il beneficio), si è creato un grave danno, perché tutto l'indotto, tutte le spese che sono connesse a quel settore sono andate all'estero o sono cessate del tutto e i posti di lavoro sono stati cancellati e trasferiti all'estero.
Cito questo episodio in quanto nel decreto-legge n. 76 mi sembra ci sia un altro caso del genere: all'articolo 11, comma 22, viene introdotta una specifica tassazione sulle sigarette elettroniche. Spero che il Sottosegretario, impegnato nelle carte, riesca anche ad ascoltarmi; non dubito delle sue capacità e a lei mi rivolgo in quanto rappresentante del Governo. È sicuro il Governo che stabilendo questa imposizione il gettito aumenterà e non diminuirà invece? Ho constatato con stupore che nessuno ha pensato di consultare, anzi neppure di avere dei dati attendibili su quale sia oggi in Italia il mercato delle sigarette elettroniche. Quando è stato presentato questo decreto, l'associazione degli imprenditori di questo settore, in cui l'Italia ad oggi è leader in Europa, con un rilevante export, ha affermato che una tassazione di questo genere, non solo per l'entità ma più ancora per le modalità con le quali viene introdotta, causerà probabilmente la chiusura di migliaia di negozi, dunque la perdita di migliaia di posti di lavoro, e anche la cessazione dell'attività di molti impianti che producono queste sostanze. È vero che questi impianti lavorano anche per l'esportazione, ma nel momento in cui il mercato italiano sarà desertificato, poiché - com'è noto - la tassazione, il costo del lavoro, le condizioni generali non sono particolarmente favorevoli in Italia rispetto agli altri Paesi e molte delle aziende che producono materiale elettronico si trovano nel Nord Italia, spesso vicino al confine con Paesi esteri, è evidente che queste sposteranno di qualche chilometro i loro impianti di produzione: per cui perderemo migliaia di posti di lavoro, gettito per lo Stato in termini di imposta sul reddito e finiremo per perdere anche il gettito esistente derivante dall'attuale IVA posta su questi prodotti.
Ho presentato in Commissione, e ripresentato in Aula, una proposta per un'aliquota maggiorata, finalizzata non a cancellare questa imposizione ma ad introdurla in una forma pagabile e quindi riscuotibile dallo Stato: anziché metterla sul prodotto venduto, con un aggravio e un anticipo di costi da parte dei rivenditori, propongo di metterla sulla produzione.
Giova sapere che già oggi centinaia di negozi di sigarette elettroniche hanno chiuso per aver sopravvalutato, probabilmente, le capacità di crescita del mercato e per la carenza di fondi necessari ad investire maggiormente. Nel momento in cui su ciascuna di queste piccole imprese - solitamente gestite da quei giovani che il titolo del decreto afferma di voler aiutare in termini di occupazione - graverà l'obbligo di anticipare, ai sensi del presente decreto, qualcosa come 100.000 euro di imposte (perché dovranno essere sottoposte allo stesso regime di coloro che vendono tabacchi e sigarette ordinarie), verosimilmente migliaia di questi negozi chiuderanno, con conseguente perdita di posti di lavoro e di introiti per lo Stato e persone che hanno investito dei soldi si ritroveranno senza lavoro e con debiti da pagare. Supponendo anche di mettere da parte le considerazioni - che invece dovrebbero essere fondamentali - sui posti di lavoro nelle rivendite e nelle imprese produttrici, sotto il profilo del gettito il 58 per cento di niente è molto meno del 21 per cento di qualcosa.
Chiedo pertanto al Governo di esaminare con attenzione questo aspetto, altrimenti andremo incontro ad un altro clamoroso e dannosissimo autogol, come quello sulle imbarcazioni da diporto: per compensare il mancato aumento dell'IVA, anziché introdurre una tassa devastante sulle imbarcazioni da diporto, sarebbe forse stato meglio toglierla; probabilmente lo Stato avrebbe guadagnato perché qualcuno sarebbe tornato nel nostro Paese.
Non possiamo dire ogni giorno, anche con grande enfasi e sincerità, che vogliamo difendere e promuovere l'occupazione e poi, con provvedimenti come questo - ahimè non unico - non solo non incoraggiamo ma distruggiamo, quasi scientemente e in modo specifico, un settore in crescita. C'è un settore in crescita e dove l'Italia è leader? Distruggiamolo: in questo modo gli operatori andranno all'estero e avremo ottenuto il bel risultato di avere meno gettito, posti di lavoro che si spostano all'estero e giovani disperati, perché senza lavoro, dopo aver investito in un negozio, e con dei debiti.
Spero di aver torto ove le proposte che ho avanzato - una tassazione al momento della produzione e non della rivendita, che incida solo la parte propriamente succedanea del fumo e non accessori che non hanno nulla a che fare con l'attività specifica e che si possono benissimo comprare in un negozio di elettronica, essendo identici per una sigaretta elettronica, un telefonino o altre apparecchiature elettroniche - non dovessero essere accolte. Chi rifiuterà una proposta di questo genere? Volere troppo e uccidere la gallina dalle uova d'oro non è un buon investimento. Nel momento in cui rimanesse questo rifiuto, coloro che lo esprimono se ne assumono la responsabilità: se fra un anno queste migliaia di posti di lavoro saranno persi, bisognerà che qualcuno venga a spiegare perché ha detto no a queste proposte e ha «ucciso» migliaia di posti di lavoro. (Applausi dal Gruppo PdL e della senatrice Favero).



MUSSOLINI (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, al contrario di quanto è stato detto, il provvedimento in esame è stato discusso in Commissione in maniera molto approfondita ed è stato valutato con molta attenzione anche da parte del Governo, il quale ha offerto un notevole contributo per migliorarne il testo; un testo - mi riferisco soprattutto all'articolo 1 - uscito in modo poco comprensibile e poco semplice dal punto di vista sia della lettura dell'articolato sia delle procedure burocratiche. Capisco quali sono il ruolo e il compito delle opposizioni, ma mi meraviglio, quindi, che non sia stato apprezzato il contributo apportato da tutti i commissari, nonché - lo ripeto - dal Governo e dalla stessa Presidenza delle Commissioni lavoro e finanze, a questo provvedimento che - se vogliamo - possiamo definire ancora in progress. Si stanno, infatti, valutando gli emendamenti presentati dalla maggioranza - che, a differenza di quanto ha testé detto il collega che mi ha preceduto, non sono stati ritirati - ma anche molti emendamenti dell'opposizione, che possono essere riscritti nuovamente dal Governo, come d'altronde si sta facendo, per ottemperare chiaramente anche alle esigenze di bilancio.
Come ben sappiamo e sanno anche i colleghi, molti emendamenti sono stati bocciati - un po' come è successo ieri per quelli presentati sul provvedimento in materia di giustizia - perché la Commissione bilancio ha espresso parere contrario. Alcuni emendamenti, però, sono stati votati ugualmente perché si trattava di semplice parere contrario, a differenza di altri che non sono stati né esaminati né posti ai voti in quanto la contrarietà era stata espressa in base all'articolo 81 della Costituzione.
Questo provvedimento dà inizio ad un cambio di rotta per il nostro Paese, attanagliato ormai da una crisi economica, occupazionale e sociale davvero grave. Esso dà le prime risposte soprattutto in materia di occupazione giovanile, a cui offre garanzie, ed è in linea con gli indirizzi programmatici soprattutto europei. Questo, infatti, è un provvedimento strettamente collegato alle linee programmatiche e alle direttive europee, essendo il nostro - come è noto - una grande Paese facente parte dell'Europa.
Pertanto, credo vada valorizzato l'atteggiamento della Commissione lavoro, che ha operato con orari che sono andati ben oltre quelli propri delle Commissioni permanenti, proprio per dare risposte ed esaminare questo testo che parla di occupazione giovanile e di lavoro stabile. Esso consente ai datori di lavoro di ottenere incentivi per giovani dai 18 ai 29 anni di età, a fronte delle risorse a disposizione, soprattutto per fare contratti di lavoro a tempo indeterminato e venendo, quindi, incontro alla richiesta di lavoro stabile. Sappiamo infatti che alla stabilità del lavoro, grazie ai contratti a tempo indeterminato, consegue una serie di ulteriori tutele e garanzie per i giovani, anche per coloro che desiderano costruire una famiglia e trovano tante difficoltà a farlo con un lavoro a tempo determinato. In questo caso si offre loro non solo un'occasione di lavoro, ma anche stabilità e tranquillità sociale.
Inoltre, sempre nell'articolo 1, che è stato modificato per una ulteriore semplificazione delle procedure, è prevista la possibilità per i datori di lavoro di ottenere incentivi per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Si parla distart up, di aiuti, di tirocini formativi; vengono previste risorse a favore dei giovani cosiddetti NEET (ossia giovani che non lavorano, non studiano e non si formano) per i tirocini formativi, per l'apprendistato, ma anche per i tirocini curriculari, allo scopo di avere veramente un'alternanza scuola-lavoro per i giovani.
Sono risposte. Certamente possono essere risposte non esaustive, ma danno un equilibrio e trovano una soluzione nell'ambito della situazione economica nella quale ci troviamo.
Il provvedimento all'esame contiene anche misure fiscali. Abbiamo rimandato l'aumento dell'aliquota IVA: anche questo era un intervento che era stato chiesto a gran voce da tutti, non solo in quest'Aula, ma da tutte le categorie e dagli stessi consumatori.
Non si tratta di misure demagogiche o inutili, ma di un inizio necessario a cambiare il trend in atto. Tra l'altro, le valutazioni dei mercati nei confronti dell'Italia sono sempre negative (anche ieri) perché dicono che non c'è una prospettiva di crescita. Allora, diamo fiducia a questi provvedimenti, aperti come maggioranza - ma ho visto anche come Governo, da parte dei Ministri e degli stessi Sottosegretari - a ulteriori miglioramenti.
Vorrei concludere questo mio intervento riprendendo un passaggio del discorso del collega Malan, anche se certamente è un argomento marginale rispetto all'importanza dei tanti temi toccati da questo provvedimento (ammortizzatori sociali, povertà, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno, la carta per l'inclusione sociale). Anch'io ho presentato alcuni emendamenti, che mi auguro possano essere valutati attentamente dalle altre forze della maggioranza, ma soprattutto dal Governo, sulle sigarette elettroniche tenendo conto delle tante mail che ci sono arrivate.
Anch'io credo possa essere utile una tassazione cosiddetta etica solamente sui dispositivi che contengono nicotina o altri succedanei, e che assolutamente non si debba introdurre questa tassazione estremamente pesante (il 58,5 per cento) sullo strumento tecnico, cioè quello che serve all'uso della sigaretta elettronica. Infatti, sicuramente il provvedimento prevede un'entrata (le stime parlano di un valore complessivo del comparto di circa 200 milioni di euro); si prevede un ulteriore aumento di consumo, ma sempre se non viene aumentata la tassazione su questo prodotto, che certamente sta andando bene. Ci sono tanti produttori, molti negozi, anche on line, che chiuderebbero. Quindi, non capisco perché, come si è detto anche in Commissione, la tassazione debba riguardare tutta la sigaretta elettronica, e non si possa invece separare, per esempio, i flaconi rispetto allo strumento tecnico che serve per il suo utilizzo. Insomma, mi auguro, così come ha detto giustamente e molto bene il collega Malan nel suo intervento, ma anche come si prevede in alcuni emendamenti presentati dalle forze politiche, che su questo punto si possa trovare una soluzione. (Applausi dal Gruppo PdL).


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