SCIASCIA, relatore. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione gli
interventi dei colleghi e svolgero` due brevi e sintetiche considerazioni.
La prima osservazione e` che si e` piu` volte segnalato che l’applicazione
dell’imposta di consumo del 58,5 per cento sulle cosiddette sigarette elettroniche
potrebbe tra l’altro comportare il problema di incentivare il ritorno all’utilizzo
della sigaretta normale. Questo, a mio avviso, e secondo quanto segnalato dalla
relazione della Commissione sanita`, potrebbe comportare un non indifferente
problema per il sistema sanitario e per la disincentivazione del tabagismo, con
eventuali possibili costi di
tutto rispetto.
MALAN (PdL). Signor
Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il provvedimento al
nostro esame contiene misure importanti, e particolarmente importante è un
elemento richiesto dal Popolo della Libertà, ma certamente condiviso, qual è il
rinvio, anzi l'annullamento dell'aumento dell'IVA: un aumento che probabilmente
non avrebbe portato maggiore gettito perché avrebbe causato una diminuzione dei
nostri consumi, per cui avrebbe semplicemente contribuito a deprimerli, con
tutto quello che ne consegue anche a livello di mero gettito per lo Stato,
senza creare beneficio. Pertanto, meritoriamente, l'IVA non aumenterà.
Il provvedimento contiene anche norme per la
promozione dell'occupazione, in particolare giovanile.
Vorrei soffermarmi su un punto specifico del decreto-legge
ricordando un episodio della scorsa legislatura: il Governo Monti pensò di
ricavare del denaro, necessario a migliorare i saldi del nostro bilancio,
aumentando a dismisura le imposte sulle imbarcazioni da diporto, prevedendo un
introito per lo Stato, a seguito di questa imposizione, di 150 milioni di euro;
naturalmente tutto ciò doveva andare a bilanciare delle spese e così via. La
realtà è che, anziché incassare 150 milioni, se ne incassarono 13; il danno
però fu molto superiore a quei 137 milioni di euro mancanti. Non erano
previsioni sbagliate nel senso che si era valutata male la platea, perché la
platea era quella: se il numero delle imbarcazioni da diporto fosse rimasto
quello iniziale, l'incasso sarebbe stato di 150 milioni. Il fatto che da 150
milioni si sia scesi a 13 milioni vuol dire che oltre il 90 per cento delle
imbarcazioni da diporto sono state o rottamate o spostate all'estero; pertanto,
anziché creare un beneficio di 13 milioni per lo Stato (non è quello il
beneficio), si è creato un grave danno, perché tutto l'indotto, tutte le spese
che sono connesse a quel settore sono andate all'estero o sono cessate del
tutto e i posti di lavoro sono stati cancellati e trasferiti all'estero.
Cito questo episodio in quanto nel decreto-legge
n. 76 mi sembra ci sia un altro caso del genere: all'articolo 11, comma 22,
viene introdotta una specifica tassazione sulle sigarette elettroniche. Spero
che il Sottosegretario, impegnato nelle carte, riesca anche ad ascoltarmi; non
dubito delle sue capacità e a lei mi rivolgo in quanto rappresentante del
Governo. È sicuro il Governo che stabilendo questa imposizione il gettito
aumenterà e non diminuirà invece? Ho constatato con stupore che nessuno ha
pensato di consultare, anzi neppure di avere dei dati attendibili su quale sia
oggi in Italia il mercato delle sigarette elettroniche. Quando è stato
presentato questo decreto, l'associazione degli imprenditori di questo settore,
in cui l'Italia ad oggi è leader in Europa, con un rilevante export,
ha affermato che una tassazione di questo genere, non solo per l'entità ma più
ancora per le modalità con le quali viene introdotta, causerà probabilmente la
chiusura di migliaia di negozi, dunque la perdita di migliaia di posti di
lavoro, e anche la cessazione dell'attività di molti impianti che producono
queste sostanze. È vero che questi impianti lavorano anche per l'esportazione,
ma nel momento in cui il mercato italiano sarà desertificato, poiché - com'è
noto - la tassazione, il costo del lavoro, le condizioni generali non sono
particolarmente favorevoli in Italia rispetto agli altri Paesi e molte delle
aziende che producono materiale elettronico si trovano nel Nord Italia, spesso
vicino al confine con Paesi esteri, è evidente che queste sposteranno di
qualche chilometro i loro impianti di produzione: per cui perderemo migliaia di
posti di lavoro, gettito per lo Stato in termini di imposta sul reddito e
finiremo per perdere anche il gettito esistente derivante dall'attuale IVA
posta su questi prodotti.
Ho presentato in Commissione, e ripresentato in
Aula, una proposta per un'aliquota maggiorata, finalizzata non a cancellare
questa imposizione ma ad introdurla in una forma pagabile e quindi riscuotibile
dallo Stato: anziché metterla sul prodotto venduto, con un aggravio e un
anticipo di costi da parte dei rivenditori, propongo di metterla sulla
produzione.
Giova sapere che già oggi centinaia di negozi di
sigarette elettroniche hanno chiuso per aver sopravvalutato, probabilmente, le
capacità di crescita del mercato e per la carenza di fondi necessari ad
investire maggiormente. Nel momento in cui su ciascuna di queste piccole
imprese - solitamente gestite da quei giovani che il titolo del decreto afferma
di voler aiutare in termini di occupazione - graverà l'obbligo di anticipare,
ai sensi del presente decreto, qualcosa come 100.000 euro di imposte (perché
dovranno essere sottoposte allo stesso regime di coloro che vendono tabacchi e
sigarette ordinarie), verosimilmente migliaia di questi negozi chiuderanno, con
conseguente perdita di posti di lavoro e di introiti per lo Stato e persone che
hanno investito dei soldi si ritroveranno senza lavoro e con debiti da pagare.
Supponendo anche di mettere da parte le considerazioni - che invece dovrebbero
essere fondamentali - sui posti di lavoro nelle rivendite e nelle imprese
produttrici, sotto il profilo del gettito il 58 per cento di niente è molto
meno del 21 per cento di qualcosa.
Chiedo pertanto al Governo di esaminare con
attenzione questo aspetto, altrimenti andremo incontro ad un altro clamoroso e
dannosissimo autogol, come quello sulle imbarcazioni da diporto: per compensare
il mancato aumento dell'IVA, anziché introdurre una tassa devastante sulle
imbarcazioni da diporto, sarebbe forse stato meglio toglierla; probabilmente lo
Stato avrebbe guadagnato perché qualcuno sarebbe tornato nel nostro Paese.
Non possiamo dire ogni giorno, anche con grande
enfasi e sincerità, che vogliamo difendere e promuovere l'occupazione e poi,
con provvedimenti come questo - ahimè non unico - non solo non incoraggiamo ma
distruggiamo, quasi scientemente e in modo specifico, un settore in crescita.
C'è un settore in crescita e dove l'Italia è leader? Distruggiamolo: in
questo modo gli operatori andranno all'estero e avremo ottenuto il bel
risultato di avere meno gettito, posti di lavoro che si spostano all'estero e
giovani disperati, perché senza lavoro, dopo aver investito in un negozio, e
con dei debiti.
Spero di aver torto ove le proposte che ho
avanzato - una tassazione al momento della produzione e non della rivendita,
che incida solo la parte propriamente succedanea del fumo e non accessori che
non hanno nulla a che fare con l'attività specifica e che si possono benissimo
comprare in un negozio di elettronica, essendo identici per una sigaretta elettronica,
un telefonino o altre apparecchiature elettroniche - non dovessero essere
accolte. Chi rifiuterà una proposta di questo genere? Volere troppo e uccidere
la gallina dalle uova d'oro non è un buon investimento. Nel momento in cui
rimanesse questo rifiuto, coloro che lo esprimono se ne assumono la
responsabilità: se fra un anno queste migliaia di posti di lavoro saranno
persi, bisognerà che qualcuno venga a spiegare perché ha detto no a queste
proposte e ha «ucciso» migliaia di posti di lavoro. (Applausi dal Gruppo
PdL e della senatrice Favero).
MUSSOLINI (PdL).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, al contrario di quanto è stato detto, il
provvedimento in esame è stato discusso in Commissione in maniera molto
approfondita ed è stato valutato con molta attenzione anche da parte del
Governo, il quale ha offerto un notevole contributo per migliorarne il testo;
un testo - mi riferisco soprattutto all'articolo 1 - uscito in modo poco
comprensibile e poco semplice dal punto di vista sia della lettura
dell'articolato sia delle procedure burocratiche. Capisco quali sono il ruolo e
il compito delle opposizioni, ma mi meraviglio, quindi, che non sia stato
apprezzato il contributo apportato da tutti i commissari, nonché - lo ripeto -
dal Governo e dalla stessa Presidenza delle Commissioni lavoro e finanze, a
questo provvedimento che - se vogliamo - possiamo definire ancora in
progress. Si stanno, infatti, valutando gli emendamenti presentati dalla
maggioranza - che, a differenza di quanto ha testé detto il collega che mi ha
preceduto, non sono stati ritirati - ma anche molti emendamenti
dell'opposizione, che possono essere riscritti nuovamente dal Governo, come
d'altronde si sta facendo, per ottemperare chiaramente anche alle esigenze di
bilancio.
Come ben sappiamo e sanno anche i colleghi, molti emendamenti sono
stati bocciati - un po' come è successo ieri per quelli presentati sul
provvedimento in materia di giustizia - perché la Commissione bilancio ha
espresso parere contrario. Alcuni emendamenti, però, sono stati votati
ugualmente perché si trattava di semplice parere contrario, a differenza di
altri che non sono stati né esaminati né posti ai voti in quanto la contrarietà
era stata espressa in base all'articolo 81 della Costituzione.
Questo provvedimento dà inizio ad un cambio di rotta per il nostro
Paese, attanagliato ormai da una crisi economica, occupazionale e sociale
davvero grave. Esso dà le prime risposte soprattutto in materia di occupazione
giovanile, a cui offre garanzie, ed è in linea con gli indirizzi programmatici
soprattutto europei. Questo, infatti, è un provvedimento strettamente collegato
alle linee programmatiche e alle direttive europee, essendo il nostro - come è
noto - una grande Paese facente parte dell'Europa.
Pertanto, credo vada valorizzato l'atteggiamento della Commissione
lavoro, che ha operato con orari che sono andati ben oltre quelli propri delle
Commissioni permanenti, proprio per dare risposte ed esaminare questo testo che
parla di occupazione giovanile e di lavoro stabile. Esso consente ai datori di
lavoro di ottenere incentivi per giovani dai 18 ai 29 anni di età, a fronte
delle risorse a disposizione, soprattutto per fare contratti di lavoro a tempo
indeterminato e venendo, quindi, incontro alla richiesta di lavoro stabile.
Sappiamo infatti che alla stabilità del lavoro, grazie ai contratti a tempo
indeterminato, consegue una serie di ulteriori tutele e garanzie per i giovani,
anche per coloro che desiderano costruire una famiglia e trovano tante
difficoltà a farlo con un lavoro a tempo determinato. In questo caso si offre
loro non solo un'occasione di lavoro, ma anche stabilità e tranquillità
sociale.
Inoltre, sempre nell'articolo 1, che è stato modificato per una
ulteriore semplificazione delle procedure, è prevista la possibilità per i
datori di lavoro di ottenere incentivi per la trasformazione dei contratti da
tempo determinato a tempo indeterminato. Si parla distart up, di aiuti, di
tirocini formativi; vengono previste risorse a favore dei giovani cosiddetti
NEET (ossia giovani che non lavorano, non studiano e non si formano) per i
tirocini formativi, per l'apprendistato, ma anche per i tirocini curriculari,
allo scopo di avere veramente un'alternanza scuola-lavoro per i giovani.
Sono risposte. Certamente possono essere risposte non esaustive, ma
danno un equilibrio e trovano una soluzione nell'ambito della situazione
economica nella quale ci troviamo.
Il provvedimento all'esame contiene anche misure fiscali. Abbiamo
rimandato l'aumento dell'aliquota IVA: anche questo era un intervento che era
stato chiesto a gran voce da tutti, non solo in quest'Aula, ma da tutte le
categorie e dagli stessi consumatori.
Non si tratta di misure demagogiche o inutili, ma di un inizio
necessario a cambiare il trend in atto. Tra l'altro, le valutazioni
dei mercati nei confronti dell'Italia sono sempre negative (anche ieri) perché
dicono che non c'è una prospettiva di crescita. Allora, diamo fiducia a questi
provvedimenti, aperti come maggioranza - ma ho visto anche come Governo, da
parte dei Ministri e degli stessi Sottosegretari - a ulteriori miglioramenti.
Vorrei concludere questo mio intervento riprendendo un passaggio del
discorso del collega Malan, anche se certamente è un argomento marginale
rispetto all'importanza dei tanti temi toccati da questo provvedimento
(ammortizzatori sociali, povertà, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno, la
carta per l'inclusione sociale). Anch'io ho presentato alcuni emendamenti, che
mi auguro possano essere valutati attentamente dalle altre forze della
maggioranza, ma soprattutto dal Governo, sulle sigarette elettroniche tenendo
conto delle tante mail che ci sono arrivate.
Anch'io credo possa essere utile una tassazione cosiddetta etica
solamente sui dispositivi che contengono nicotina o altri succedanei, e che
assolutamente non si debba introdurre questa tassazione estremamente pesante
(il 58,5 per cento) sullo strumento tecnico, cioè quello che serve all'uso
della sigaretta elettronica. Infatti, sicuramente il provvedimento prevede
un'entrata (le stime parlano di un valore complessivo del comparto di circa 200
milioni di euro); si prevede un ulteriore aumento di consumo, ma sempre se non
viene aumentata la tassazione su questo prodotto, che certamente sta andando
bene. Ci sono tanti produttori, molti negozi, anche on line, che
chiuderebbero. Quindi, non capisco perché, come si è detto anche in
Commissione, la tassazione debba riguardare tutta la sigaretta elettronica, e
non si possa invece separare, per esempio, i flaconi rispetto allo strumento
tecnico che serve per il suo utilizzo. Insomma, mi auguro, così come ha detto
giustamente e molto bene il collega Malan nel suo intervento, ma anche come si
prevede in alcuni emendamenti presentati dalle forze politiche, che su questo
punto si possa trovare una soluzione. (Applausi dal Gruppo PdL).
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